La mia storia. Parte prima.
Dai lavori giovanili alle Vedute Romane.
Infanzia a Lecce.
Sono nata a Bari ma presto ci siamo trasferiti a Lecce, dove ho trascorso un’infanzia felice, insieme a due sorelle più piccole, dominata dal gioco, la mia prima forma d’arte. La dimensione mimetica del gioco mi insegnava a osservare, imitare e sublimare la vita, come nell'espressione artistica, partendo da un moto di empatia con l'oggetto e prendendone la giusta distanza.
L’obbligo della scuola, per qualche tempo, mi ha rubato questo ossigeno privato, rendendomi triste e malinconica, ma anche innescando quella ribellione spontanea che è diventata poi parte del mio carattere e che mi ha guidata verso l’arte.
Roma. Prima formazione.
Avevo 10 anni quando ci siamo trasferiti a Roma, dove mio padre, che aveva una passione antica per la pittura, mi ha introdotta al mondo dell’arte. Era stato lui stesso, per un breve periodo, un pittore dilettante e per questo non ho trovato ostacoli quando ho deciso di iscrivermi al liceo artistico.
Non credo si aspettasse che diventassi pittrice; piuttosto immaginava un futuro da insegnante, e in effetti mi ha spinto molto in quella direzione, ma è stato lui a regalarmi il mio primo cavalletto, i miei primi strumenti da disegno, a organizzare la mia prima mostra e, per lungo tempo, a sostenermi economicamente.
Ho frequentato il Liceo Artistico di via Ripetta negli anni della contestazione giovanile. Finalmente lo studio era per me un piacere, perché si concentrava sulla pratica di quello che mi appassionava e era guidato da insegnanti di grande professionalità.
Ricordo con affetto Valerio Fraschetti, che insegnava “Figura disegnata” e basava le sue lezioni sul disegno dal vero, prima i calchi in gesso e poi la modella, mentre in parallelo ci venivano forniti gli elementi di anatomia artistica.
Lo studio di “Ornato disegnato”, con Marina Poggi della Scuola Romana, è stata la mia prima vera iniziazione alla pittura, consisteva di esercizi di colore e composizione a tempera, con soggetti di fantasia.
Le lezioni di prospettiva e disegno geometrico del professor Fumanti e quelle di storia dell’arte della professoressa Figurelli completavano la nostra formazione.
Intermezzo a Livorno. Prima personale a Bari.
Dopo la maturità e l’anno integrativo, con la mia famiglia ci siamo spostati per un breve periodo a Livorno, dove ho iniziato a dipingere in autonomia, sperimentando per la prima volta l’ispirazione.
Dipingere è diventato il mio modo di stare al mondo, quella forma di meditazione che mi permette di osservare, comprendere, trascendere.
Sola, immersa nel silenzio e nella musica, non cercavo un soggetto, cercavo una verità universale, che effettivamente sembrava affiorare quando lasciavo che le immagini emergessero inconsce..
Quelle prime opere, tempere su carta o tela, erano visioni intime, a volte enigmatiche, intrise di interiorità, rispondevano a un'autentica necessità di dare forma all’emozione senza preoccuparsi troppo di definirla, un’urgenza giovanile che procede direttamente dall’ispirazione.
E’ già visibile in esse il desiderio di unire la figura e l’astrazione, di individuare una geometria di vita che dia ordine al caos, che trasformi l’inquietudine in armonia, come pure l’interesse per la luce che rivela e cancella, costruisce e dissolve, un interesse autenticamente pittorico.
Per esporre quelle opere nella mia prima mostra personale il 5 aprile 1975, allo Sporting Club - Teatro Margherita di Bari, avevo scelto come motto: “La sincerità è l’unica regola”, come un programma, sottolineando con semplicità le mie motivazioni, dalle quali non mi sono mai distaccata.