Gli "Umani"

Dopo un lungo periodo in cui ho dipinto prevalentemente en plein air, intorno al 2012 sono tornata a lavorare sulla figura cercando un modo in cui le due esperienze potessero convivere e alla fine coincidere. Ho risolto la questione all’interno di quello spazio fragile in cui la pittura può tuttora contemplare, piuttosto che imitare, e, senza altre velleità, abitare la sua casa congeniale, cioè la luce. 

La luce illuminando l’oggetto ne svela la sostanza, lavoro non tanto descrivendo, quanto costruendo, in un atto di osservazione e sintesi, tramite un processo interiore non finalizzato alla mera restituzione del dato naturale, ma a una trasfigurazione percettiva.

In tutto ciò, come si può immaginare, l’opera di Cézanne è un punto di riferimento forte.


Nel silenzio sospeso che caratterizza la serie dei miei Bagnanti si manifesta una forma semplice e antica di pace, che nasce dal corpo in stato di quiete, dal suo convivere in uno spazio comune, dal gesto lento di persone che abitano il tempo senza pretesa di possesso. Sono corpi che non posano, che semplicemente esistono, rivelando la loro essenza proprio attraverso gli elementi della pittura, tramite le diverse variazioni tonali che ne costruiscono e smontano la forma tra figurazione e astrazione. Le figure sono immerse in una luce che ne attutisce i contorni, nella quale particolare e generale, allo stesso modo di individuo e collettività, possono convivere in funzione di una condivisa aspirazione all’armonia.

Come nell’arte classica, la figura più che rappresentare una persona incarna l’idea dell’ equilibrio, della misura, dell’armonia, dell’arte. Come nelle raffigurazioni classiche di gruppi al bagno o a riposo, la nudità non è esibizione ma, al contrario, dice la verità riguardo l’umano e svela in questa verità la ragione di una possibile uguaglianza, e di una conseguente convivenza pacifica. Il nudo quindi senza un rimando accademico, solo nella sua realtà di corpo che si spoglia del peso di spazio e tempo, che nel silenzio dell’immersione ritrova il contatto essenziale con sé e con l’altro. Nel gesto del bagno si compie un ritorno primordiale, il corpo si abbandona all’acqua come alla propria matrice, ritrovando per un istante quella quiete che precede ogni separazione, distinzione, conflitto. In questa sospensione sembra possibile custodire ancora la vulnerabilità come forza. 

Il bagno dunque non come un momento di evasione, di vacanza, ma come rinascita, riconnessione alla propria fonte, esercizio di reale presenza.
Questa dimensione liquida è la stessa che la pittura abita, uno spazio meditativo in cui la luce non è fenomeno meramente esteriore, ma interiore sostanza e finalità del dipingere. Nel dialogo continuo tra immersione e riemersione, tra abbandono e controllo, affiora l'armonia e la conseguente pace, come equilibrio dinamico.

La pace è una pratica silenziosa, questi corpi disarmati intendono offrirsi come controcanto in un mondo in cui la guerra fa chiasso. Vogliono essere un invito a fermarsi, a respirare più a fondo, a osservarsi intorno, a conoscersi e riconoscersi nell’altro. I miei Umani dipanati come in un fregio, seduti, in piedi, in movimento o stasi, attendono il nuovo mondo. Trasfigurati da acqua e fuoco, come icone contemporanee ambiscono a testimoniare l’unico Spirito che accomuna, antico e sempre presente.

Laura Grosso