Pensieri sulla Pittura 2
Per una disciplina - anarchica - della Pittura
1 - Dipingi solo con i tre colori primari (rosso, giallo e blu) e i loro diretti derivati.
2 - Non lavorare per gradi, applica il colore dappertutto e osserva attentamente le tonalità in relazione a ciò che sta intorno.
3 - Dipingi con pennellate brevi e cerca di fissare immediatamente le tue impressioni. L’occhio non deve concentrarsi su un punto specifico; deve assorbire ogni cosa e nel farlo deve registrare i riflessi dei colori su ciò che le sta intorno.
4 - Lavora simultaneamente sul cielo, sull’acqua, sui rami e sulla terra e continua a migliorare ciò che fai fino a quando tutto funziona. Copri tutta quanta la tela nella prima seduta e lavora finché non c’è più altro da aggiungere.
5 - Osserva con attenzione la prospettiva aerea dal primo piano all’orizzonte, il riflesso del cielo e del fogliame.
6 - Non aver paura di usare un colore intenso; raffina il lavoro poco per volta.
7 - Non seguire regole e principi; dipingi ciò che vedi e senti.
8 - Dipingi con vigore e senza esitazione, perché è importante fissare sulla tela la prima impressione.
9 - E non essere timido! Devi essere audace, anche a rischio di sbagliare e commettere errori.
10 - Esiste una sola maestra: la Natura…»
Camille Pissarro
Mi sono formata come pittrice in un tempo ancora memore degli sviluppi del Novecento, che intendeva per “pittura” un linguaggio a sé stante.
Linguaggio che, similmente a quello verbale, si apprende tramite esercizio e studio, cercando e trovando i colori sulla tavolozza, ponendo segni col pennello.
Il corso di Ziveri, pittore di spicco della Scuola romana, era in quel momento l’unico in Accademia in cui si esercitasse la "disciplina" pittorica, con la modella, dal vero.
Già allora, nel campo della pittura, parlare di "disciplina" suonava anacronistico.
Negli anni trascorsi nell’esercizio e nello sviluppo personale di un mio linguaggio, esclusivamente pittorico, ho maturato la convinzione che, al contrario, senza una disciplina la pittura rimane semplicemente una maniera di esprimersi e che in effetti solo la disciplina può mostrare la sua vera specificità in relazione alle altre innumerevoli forme di arte.
Dopo il grande input che ha avuto nel novecento di cui testimonia lo scritto di Pissarro, la disciplina pittorica è stata abbandonata per diverse ragioni.
Innanzi tutto essa pone importanti difficoltà, come ogni disciplina, a causa del lavoro che richiede, un esercizio costante, intenso, protratto nel tempo, unica condizione perché possa realmente svilupparsi un linguaggio originale.
Grazie al nuovo paradigma concettuale nel quale l'arte si trova immersa, l' insegnamento e l’esercizio della pittura tende a coinvolgere soprattutto il pensiero razionale.
Per contro, in una disciplina della pittura sarebbe coinvolta soprattutto quella parte intuitiva del cervello generalmente estromessa dal vivere quotidiano.
Ciò che rende inequivocabilmente la pittura un'arte a sé stante è ravvisabile nella tanto particolare sinergia tra luce, occhio e mano, nel bisogno della natura come soggetto principale e nella totale dipendenza dalla luce. Lo studio della natura in relazione alla luce, innesca ancora e sempre quella potenziale “bomba” di cui abbiamo visti gli effetti nella pittura del novecento.
In pittura la ricerca, una battaglia intrapresa a colpi di pennello, procura un percorso personale che col tempo dà i suoi frutti.
In tale percorso il linguaggio matura e diventa unico spontaneamente, senza forzature.
Non c'è bisogno di creare il proprio stile a tavolino, non c'è bisogno di spiegazioni più o meno intellettuali, non c'è bisogno di mostrarsi "originali".
Penso che “concetto” sia figlio solo di padre, del pensiero razionale.
Il recupero di uno sguardo anticonformista e anarchico, infuso nell’osservazione attenta e senza pre-concetti della natura, libera la pittura e le rende la bellezza che sempre ha avuto.
L.G.