In greco, la parola per "pittura" è ζωγραφία (zōgrafia), composta da due parole: ζῶ (zō), che significa "vita", e γράφεin (gráphein), che significa "scrivere".
"Fenomeno,"φαινόμενον" (fainómenon), è il participio sostantivato del verbo "φαίνομαι" (fàinomai), "mostrarsi" o "apparire", indica ciò che si manifesta in particolare attraverso i sensi.
Il fenomeno appare visivamente, quale risultato di tutte le informazioni che ci giungono da una realtà variegata, che vengono organizzate in una rappresentazione personale grazie all’attività unificante dell’anima, secondo la capacità cognitiva dell'individuo.
Perseguire una conoscenza trascendentale attraverso l'esperienza della realtà sensibile, muovendo dall’osservazione, significa pensare «a posteriori», è il contrario del concetto stabilito in anticipo «a priori».
Una "spiegazione" esauriente diventa inammissibile, poiché il significato dell'opera risiede al suo interno, mentre ha valore l'interpretazione soggettiva che ognuno può dare. Una pittura di questo tipo non ha bisogno di traduzione, la sua comprensione passa più dal corpo che dalla mente.
Dunque la pittura può essere un lavoro puramente formale, in funzione di una produzione estetica, oppure può incarnare perfettamente questo tipo di conoscenza e tradursi in ricerca. Le due possibilità sono inconciliabili.
La capacità creativa Se pure obliata o sepolta, rimane ciò che dà senso alla persona. Essa si traduce in una visione personale dai tratti particolari: pur partendo da uno stesso soggetto ogni persona individua il proprio rendendo evidenti le differenze.
Il processo creativo possiede un carattere etico:
Le conoscenze acquisite per quanto gratificanti vengono di volta in volta rimesse in discussione, in modo tale da ricominciare da zero.
Il lavoro si svolge in condizione di passività, una sorta di incoscienza, per la quale alcuni artisti sono anche arrivati a fare uso di droghe.
Il creare non è un passatempo ma un impegno che si traduce in scelte precise.
In qualsiasi direzione venga operata la scelta essa determina una evoluzione, diventa affermativa anche un’apparente negazione.
Le scelte formano una concatenazione di cause ed effetti, che a ogni svolta apre un giudizio (crisi).
La creazione è foriera di rinnovamento poiché dipende dall’ispirazione, energia vitale che ha bisogno in primo luogo di libertà, perciò si oppone, come al concetto a priori, anche alla ripetitività.
L’allontanamento della coscienza dall’imitazione consente di accedere al mondo della forma e del colore: la ricerca di una sostanza oltre l’apparenza conduce alla visione di linee, forme, colori e luci, in cui realtà esteriore e realtà interiore si toccano, la luce di fuori stimola la luce di dentro e la creazione si da come risposta a questo stimolo.
L’osservazione è la chiave della creazione.
Essa necessita di coraggio, presuppone in primo luogo una condizione di raccoglimento in cui può essere superato il timore di inventare.
Il fenomeno in natura è sottoposto a sue proprie necessità, cambia secondo una determinata velocità e sollecita continuamente i sensi. La luce si manifesta d’improvviso, procurando sensazioni immediate e provvisorie.
In questo senso, la pittura en plein air risulta essere la sola possibile condizione di ricerca: nell’osservazione della natura e della luce la vista può esercitarsi e affinarsi, rendendo all’anima la capacità di creare al modo specifico della Pittura, anche la mano viene spinta al confronto con la velocità della luce e inizia ad acquisire scioltezza e abilità.
Petites Sensations* da Cezanne