Laura Grosso “Umani”


La Pittura.

Dopo un lungo periodo in cui ho dipinto prevalentemente en plein air, intorno al 2012 sono tornata a lavorare sulla figura cercando un modo in cui le due modalità potessero convivere in un’unica esperienza pittorica. Ho risolto la questione all’interno di quello spazio fragile in cui la pittura può - tuttora - contemplare, piuttosto che imitare, e senza vane dispersioni abitare la sua casa congeniale, cioè la luce. 

E’ infatti la luce che svela la sostanza dell’oggetto, perciò io lavoro costruendolo secondo la sua illuminazione, seguendo una prassi di osservazione e sintesi, bypassando la descrizione propria di certa pittura figurativa. 

Tale processo è finalizzato a una trasfigurazione percettiva del dato naturale e l’opera di Cézanne, nel suo insieme, è stata ed è in questo senso un importante punto di riferimento.

Il Nudo.


La serie degli Umani si allinea al tema tradizionale dell’Eden, del paradiso perduto.

Tramite essa costruisco un luogo sospeso, un margine del mondo in cui i corpi si raccolgono

senza urgenza, senza gerarchie, senza narrazioni di conflitto. Anche la mentalità della pittura che ne costituisce la base opera per sottrazione, elimina il superfluo.

Tale processo dissolve il rumore tipico della pittura figurativa, neutralizza l’epica del gesto, la posa, per restituire all’umano la sua autentica essenza. 


E infatti i miei modelli non posano, sono invece colti nell’atto del semplice esistere e rivelano ciò che sono realmente tramite gli stessi elementi della pittura, tramite le tinte e le loro variazioni tonali, che ne smontano e ricostruiscono la forma in una - preziosa quanto fragile - “zona franca” tra figurazione e astrazione.


Uso il tema del nudo fuggendo ogni accademia, solo nella sua realtà di corpo che si spoglia del peso di spazio e tempo. Come nelle raffigurazioni classiche di gruppi al bagno o a riposo, la figura più che rappresentare un individuo particolare incarna l’idea della misura, dell’armonia, segno principale dell’arte. La nudità non è esibizione ma, al contrario, dice la verità riguardo l’umano e svela in questa verità la ragione di una possibile uguaglianza, e di una conseguente convivenza pacifica. 

Questi corpi che sostano, che respirano, che si ascoltano, sono quindi rappresentativi non di individui ma di un’esperienza di prossimità, di un equilibrio di distanze. Essi condividono uno spazio comune che non si impone come scenario, ma come luce, allo stesso tempo naturale e mentale, indifferenziata e rarefatta, che attutisce i loro contorni.


L’Acqua e la Donna.


Il silenzio dell’immersione evoca antichi riti misterici di rinascita, di riconnessione alla propria fonte. Il corpo si abbandona all’acqua come alla propria matrice, accedendo per un istante a quella quiete uterina che precede ogni separazione, distinzione, conflitto, e, in esercizio di reale presenza, ritrova il contatto essenziale con sé stesso e con l’altro.

In questa sospensione sembra ancora possibile custodire la vulnerabilità come forza.

Risuona così un’idea di pace lontana dalle rappresentazioni (virili) celebrative o retoriche, una pace minima, quotidiana, fragile. E’ la pace semplice e antica di un Umano in stato di quiete, dal gesto incurante, che abita tempo e spazio senza pretesa di possesso nella consapevolezza della condivisione.


Per me che sono donna e pittrice, questa dimensione liquida e silenziosa richiama non solo quella femmiinile ma anche quella che la pittura stessa abita, uno spazio meditativo in cui la luce non è fenomeno meramente esteriore, ma interiore sostanza e finalità stessa del dipingere. E nel dialogo continuo tra immersione e riemersione, tra abbandono e controllo, affiora l'armonia e la conseguente pace, come un equilibrio dinamico.

Dove la guerra fa chiasso la pace assurge a pratica silenziosa. Continuamente facciamo esperienza di come ogni minima diversità possa suggerire un possibile scontro, con la serie degli Umani non intendo raccontare di un mondo idilliaco già pacificato, ma suggerire una possibile controimmagine della pace.

Vedo la pace come il luogo silenzioso della autentica presenza di ogni voce, pratica effettiva dell’esistere accanto lasciandosi attraversare dalla stessa storia, come esseri nuovamente memori.

Gli Umani, che si dipanano nella mia pittura come in un fregio, seduti o in piedi, in movimento o stasi, icone contemporanee, attendono - semplicemente - quell’unico Spirito che tutti ci accomuna.


L.G.